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IL GIORNO

SABATO 29 DICEMBRE 2012

Un archivio storico per gli artisti del Pavese

SARÀ UN CENTRO STUDI PER IL TERRITORIO

di STEFANO ZANETTE

— CASTEGGIO — PROVINCIALI i confini, non le ambizioni. Si è costituito, con sede nella galleria d’arte di Luca Sforzini a Casteggio, l’«Archivio storico artisti pavesi -Centro studi sull’arte pavese». Oltre al gallerista e perito d’arte, fanno parte del comitato scientifico-culturale l’archeologo medievalista Filippo Brandolini, il fotografo ed editore Matteo Campanini, lo storico dell’arte e docente universitario Mauro Di Vito e lo storico d’arte ed editore Edoardo Varini. «Gli scopi — spiega Sforzini — sono di raccogliere, catalogare e diffondere conoscenze, informazioni, documenti ed immagini relative ai pittori, scultori ed architetti operanti sul territorio della provincia di Pavia in ogni epoca, senza escludere gli artisti a cui Pavia, l’Oltrepo o la Lomellina han dato anche solo temporaneo rifugio ed ispirazione e le significative figure al di là dei confini amministrativi, la cui influenza li ha varcati». Per tutti gli artisti pavesi, dunque, il neonato Archivio storico e Centro studi si propone «di curarne lo studio, l’approfondimento, l’illustrazione e la divulgazione».

ULTERIORE ma non secondario obiettivo, anche quello di favorire sinergie sul territorio: «Promuovere — ha detto Sforzini -anche d’intesa con le amministrazioni pubbliche locali e regionali, con le Fondazioni, con l’Università degli studi e le scuole, con le biblioteche e gli archivi pubblici e privati, con gli organi d’informazione e i mass-media locali e nazionali, generalisti e specializzati, attività e iniziative volte a perseguire le finalità prepostesi: a titolo d’esempio conferenze, seminari, lezioni, mostre e visite guidate, pubblicazioni». Ultimo degli obiettivi: «collaborare con associazioni e istituzioni, pubbliche e private, aventi finalità analoghe, convergenti o complementari». Al momento l’elenco (definito in costante aggiornamento) degli ‘artisti pavesi doc’ conta ben 228 nomi, in ordine alfabetico da Ezechiele Acerbi (1850-1920) a Enzo Zanotti (1923-2004).

stefano.zanette@ilgiorno.net

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Beni rifugio, in mille li cercano alle aste

PAVIA – Investimenti alternativi oltre i Bot o insieme ai Bot, ci sono oltre mille i pavesi che li cercano in asta. E sono circa 900 quelli iscritti e registrati alla Meeting Art di Vercelli, la più grande casa d’aste italiana. Un boom di adesioni. L’arte come bene rifugio? «Certo . Sul fronte dei dipinti, il contemporaneo è cresciuto moltissimo di quotazione in questi ultimi dieci anni – spiega Pablo Carrara, amministratore delegato dell’azienda vercellese – E’ chiaro che si deve prestare attenzione alle tendenze del mercato. I dipinti dell’Ottocento e l’antiquariato, invece, hanno valori stabili che permettono perciò investimenti sicuri nel tempo».Pavesi in asta, aziende che operano nel settore. Come districarsi. Luca Sforzini, perito iscritto alla Camera di Commercio di Pavia e gallerista osserva: «L’arte contemporanea , è un ottimo investimento – dice – Cercare ciò che piace , ma facendosi consigliare. Starei attento agli emergenti americani , alla nuova generazione di graffitari eredi del grande Basquiat e penso a Tmnk o Cope2. Poi ci sono i grandi come Paul Jenkins E il sudamericano Niermann». Pavesi in arte su cui insistere o investire? «Bè, Marco Lodola è ormai un artista quotato e con un suo mercato forte – risponde Sforzini – Ma io punterei soprattutto sulle sue scatole luminose. E attenzione a un pavese d’origine in attesa di rivalutazione. Mattia Moreni. C’è poi un artista come Mario Raciti che ha avuto e ha forti legami con Pavia che non è certo dimenticato dal mercato ».

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S. Giuletta ritrova il «futurista» 
Gino Soggetti: il Comune cerca documenti, in campo anche l’Archivio artisti 

 

SANTA GIULETTA Il genio futurista di Santa Giuletta, amico di Marinetti: si pensa a iniziative per ricordare la figura e l’opera di Gino Soggetti. L’Archivio Storico artisti pavesi, con sede a Casteggio , lo considera tra i grandi pittori pavesi che meritano nuovi studi e ricerche . E nei programmi dell’amministrazione di Santa Giuletta c’è l’allestimento di una mostra interamente dedicata al pittore nato a Santa Giuletta nel 1898 e morto a Pavia nel 1958. «Ne ho parlato con Elena Cignoli, responsabile della biblioteca – dice Maurizio Brandolini, il sindaco – Raccoglieremo testimonianze su questo artista. La sua famiglia era originaria della zona Monte Ceresino, ancora oggi abitano alcuni suoi parenti». Gino Soggetti è stato artista d’’avanguardia: pur scontrandosi con la diffidenza dell’ambiente pavese, già negli anni giovanili la sua passione gli aveva permesso di farsi apprezzare con quadri innovativi. «Data l’importanza dell’artista, ci rendiamo conto che non sarà semplice preparare una mostra. Ci impegneremo nel reperire tutto il materiale possibile, convinti che il suo paese natale debba fare qualcosa per ricordarlo» conclude il sindaco.     Luca Sforzini, perito d’arte casteggiano e tra i fondatori dell’Archivio, ricorda come le opere di Soggetti siano difficili da reperire sul mercato e tutte su palcoscenici di prestigio (a Christie’s Parigi novembre 2012 un’opera del 1926). «Soggetti – dice – fu fondatore de «La Folgore futurista» nel 1916, rivista che ebbe echi europei e fu grande amico di Marinetti. Come Archivio lo vogliamo riscoprire, così come i vogheresi devono prepararsi a valorizzare l’opera di Carlo Gallini, di cui l’anno prossimo cade il bicentenario della nascita».

Simone Delù

 

La Provincia Pavese 16.08.2013 pag.16

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Arte privata e arte pubblica, commercio e turismo: due storie pavesi possono spiegare come sia difficile, ma stimolante far dialogare economia e senso del bello. Creando opportunità, sbocchi professionali, valorizzazione di un territorio. Le storie camminano con le gambe degli uomini. Spunti da raccontare.

Patrizia Lodi, un Museo per ripartire. Per la dottoressa Patrizia Lodi della Soprintendenza ai beni artistici e architettonici della Lombardia, il museo della Certosa, di cui è direttrice, è un cruccio pesante (che toglie il sonno, assicura lei) e un dono del Cielo da far rendere di più (assicura sempre lei). Ha ragione. Defilato rispetto alla facciata spezza fiato della Certosa di Pavia, il Museo della Certosa è una delle sette meraviglie Lombarde (tanto per parafrasare classifiche celebri). Una preziosa gipsoteca, i dipinti del Bergognone, di Bernardino Luini (ora esposti a Palazzo Reale dove si paga il biglietto, mentre a Pavia si va a offerta), uno studiolo affrescato che sembra una Sistina in scala: il museo è un punto di riferimento culturale e turistico di prima grandezza, La direttrice lotta, in silenzio, contro una burocrazia assordante per chi gestisce beni culturali (ufficio senza fax, senza computer, materiale di cancelleria da riciclare). Tiene aperta questa Camera delle meraviglie con volontari e tanta buona volontà. La dottoressa Lodi non demorde, cerca sostegni per una sfida che potrebbe rendere più bella l’immagine di un’intera provincia. Coraggio e volontà. Possono non bastare. Ma sono un punto di partenza.

Luca Sforzini, galleria global. Luca Sforzini da Casteggio si appassionava d’arte quando i suoi coetanei avevano appena smesso di scambiarsi le Panini, ma si impennavano ancora con i 125. Poi la passione è diventata una professione. Quindi un’attività con i propri spazi commerciali. L’ultimo creato a Casteggio nella zona del Pistornile. Piccola galleria, grandi idee per far cultura d’arte (le serate dedicate a Christo e alla Street art hanno fatto il pieno con gente in piedi aspettando di entrare). Il vendere quadri e il far perizie in giro per l’Italia (è questo il lavoro del giovane gallerista pavese) richiede però  idee nuove. Sforzini da Pavia ha provato così a rompere i confini locali fatti anche di noiose camarille   (cosa vendi tu, cosa vendo io). Oltre Pavia, il mondo. E il mondo è anche Amazon la più grande rete di vendita on line.  Amazon ha ampliato, di recente, i propri ambiti anche nel mondo dell’arte, scegliendo gallerie in grado di rispondere a requisiti  di professionalità e certificazioni. Su  Amazon Fine Art c’è al momento solo una galleria pavese, lombarda: quella di Luca Sforzini. Cogliere l’attimo può essere importante. La galleria di Casteggio (Oltrepo, Italia) propone opere di un artista americando, un importante surrealista texano, che vive a Vigevano: si chiama Joseph Kaliher. Cerchi su Amazon e trovi anche Pavia. Non male.

Da Economia e consumi di Fabrizio Guerrini 26 aprile 2014

 http://guerrini-pavia.blogautore.repubblica.it/2014/04/26/arte-pavese-due-storie-da-expo/

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A Casteggio la Galleria d’Arte Sforzini presenta il meglio della recente produzione del Maestro dell’Astrattismo

 

CASTEGGIO – Viveva a Soho, quando ancora era il quartiere degli artisti d’avanguardia, era amico di Mark Rothko e del grande espressionista astratto William Baziotes, e frequentava regolarmente Andy Warhol e la sua Factory. Ne ha viste (e ne ha fatte) di cose Michael Green e oggi, a ottantatrè anni suonati, ha ancora la stessa energia di allora, che pervade ogni sua tela. “Michael Green è un grande dal cuore semplice, capace di spiegare un universo artistico con parole chiare, con semplicità; le sue opere hanno una forza e un’intensità che colpisce anche uno spettatore distratto”, dichiara il gallerista pavese Luca Sforzini, che da nemmeno un mese ha iniziato una stretta collaborazione col celebre artista d’Oltreoceano, epigono dell’astrattismo, entrato così a pieno titolo nella “scuderia” della Luca Sforzini Arte, Galleria d’Arte italiana ed internazionale. “È un onore – continua il gallerista – poter lavorare con un artista del calibro di Green, maestro astrattista di levatura internazionale, presente nelle aste e nelle gallerie internazionali più prestigiose, che conta (tra le altre cose) di avere sei opere nella collezione permanente del British Museum di Londra e altrettante all’Imperial War Museum e all’Indiana State University”. Per celebrare questa nuova alleanza, Sforzini ha organizzato una mostra (nella sede di via Porro 2, a Casteggio) con il meglio della recente produzione di Green. L’artista, che molti considerano a torto americano o inglese, in realtà nasce (nel 1929) a Nyasaland, nell’Africa Orientale (attuale Malawi), all’epoca parte dell’Impero britannico, dove trascorre l’infanzia prima di rientrare in  Inghilterra per l’educazione scolastica. A ventitrè anni si trasferisce a New York, e lì diventa un pittore professionista, dedito all’astrattismo. Stabilisce il suo primo studio a Soho, il celebre quartiere situato fra Greenwich Village e Chinatown, divenuto uno dei più attivi centri internazionali di arte contemporanea. Con un gruppo di altri artisti acquista due magazzini prefabbricati, li ristruttura e li adibisce a studio e galleria d’arte, combattendo una lunga battaglia legale con il comune di New York, per ottenerne il possesso legittimo. Negli stessi anni si ritaglia un secondo studio in Italia settentrionale, nell’entroterra ligure, preservando così un’influenza “europea” nella sua pittura. Nel 1986 lascia lo studio di New York e torna a Londra, dove si stabilisce in una vecchia fabbrica di biscotti per cani sul Tamigi. Lì comincia a produrre anche sculture. Il suo chiodo fisso (come astrattista) per quarant’anni è stato lo spazio: lo spazio della mente, un’infinità intellettuale. Mancando nella sua pittura i tradizionali riferimenti spaziali naturali (cielo, prospettiva, orizzonte), Green necessita di alternative idiomatiche. Da qui nasce la sua “Bridge Series” (“Serie dei Ponti”), dove il “ponte” metaforico è il suo schema spaziale, volto a creare la tensione che nella realtà è intrinseca ad ogni ponte concreto: spazio, struttura e tensione. Negli stessi anni comincia inevitabilmente a produrre anche sculture, perché lo spazio è automaticamente intrinseco alla tridimensionalità della scultura. L’attuale “Painted Drawing Series” (“Serie dei Disegni Dipinti”), presente anche in mostra, cerca di coinvolgere più direttamente l’osservatore col suo lato creativo tramite movimenti pittorici emozionalmente intensi.
Nel 2012 Michael Green registra la sua parte di “Artists’ Lives” (“Vite d’Artisti”) per il progetto della British Library: una lunga intervista (20 ore di registrazione) in cui racconta personalmente la sua vita d’Artista per gli archivi permanenti della British Library e della Tate Gallery. Per informazioni e orari, tel. 331-4125138  –  www.lucasforziniarte.it .

 

di Chiara Argenteri

La Provincia pavese 21.11.2012 pag.41 – ARTE

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 Scoperto un capolavoro inedito di Bernardino CAMPI (Reggio Emilia 1520–1591, attivo a Cremona, Milano, Mantova)



“Ritratto di Laura Locadelli in veste di Santa Cecilia all’organo” databile al 1560/75 – olio su tela cm 156×108,5

 

Luca Sforzini ha l’onore di annunciare la scoperta di un capolavoro inedito: “Ritratto di Laura Locadelli in veste di Santa Cecilia all’organo”. L’opera è attribuibile a Bernardino Campi (Reggio Emilia 1520–1591, attivo a Cremona, Milano, Mantova) e databile al 1560/75 – olio su tela cm 156×108,5.

 

Il dipinto in questione è ad oggi sconosciuto alla letteratura, e si trova attualmente in una collezione privata sul territorio italiano.

 

Modello di Santa Cecilia è con tutta evidenza Laura Locadelli, nipote di Bernardino Campi (che la raffigura anche in veste di Salomè nella Cattedrale di Cremona) – nipote che nel 1575 viene “data in sposa” al Malosso – Giovanni Battista Trotti detto il Malosso (Cremona 1555 – Parma 1619), erede della bottega di Bernardino.

Potrebbe quindi trattarsi di un dipinto ad uso privato, non escluso un dono di nozze di Bernardino agli sposi, o una dote della sposa, come ipotizza Mauro Di Vito che ringrazio per l’affascinante ipotesi.

Immediato è ovviamente il riferimento alla “Santa Cecilia e Santa Caterina d’Alessandria” della Chiesa di San Sigismondo a Cremona, opera di Bernardino Campi; di tale dipinto (cm 218×146) si ha notizia di due repliche coeve ora perdute (per l’ambasciatore della Repubblica Veneta a Milano e per Vespasiano Gonzaga).
Un esemplare con la sola Santa Cecilia (del tutto analogo al dipinto oggetto di analisi ma con maniche lunghe ed angioletti al posto degli strumenti musicali) è alla Santissima Trinità dei Pellegrini a Napoli; si ha notizia anche di una versione variata con Santa Cecilia e San Valeriano.

Degna di ulteriore attenzione è la variazione cromatica del dipinto ora scoperto rispetto all’opera conservata a San Sigismondo. 

Nel dipinto di San Sigismondo rosso/rosato e verde sono i colori della veste di Santa Caterina d’Alessandria – mentre a Santa Cecilia sono riservati il rosso ed il blu; nel dipinto ora scoperto il rosso ed il verde ornano invece Laura Locadelli/Santa Cecilia.

Sempre seguendo l’interessante chiave di lettura del Di Vito, il rosso ed il verde sono colori simbolici della sposa sapiente. Santa Caterina d’Alessandria, sposa mistica di Cristo, a San Sigismondo – con funzioni teologiche; Santa Cecilia (Laura Locadelli) nel dipinto in esame – con funzioni nuziali profane. 

 

Per ogni ulteriore informazione.

 

Dott. Luca Sforzini

Iscritto nel Ruolo dei Periti e degli Esperti

della Camera di Commercio di Pavia

Cat. XXII sub cat. 3 : antichità, oggetti d’Arte

331-4125138

 

Luca Sforzini Arte

Galleria d’Arte – Compravendita – Consulenze, Stime, Perizie e Valutazioni

http://www.lucasforziniarte.it

via Porro 2 – 27045 Casteggio (PV)

Tel :(+39) 331-4125138 – lucasforziniarte@libero.it

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